La Mozione 20.4261 del 13.10.2020 chiede al Consiglio federale di affrontare rapidamente la problematica delle immissioni nei corsi d’acqua di azoto proveniente dagli impianti di depurazione delle acque (IDA) e di adottare misure volte alla loro riduzione.
Da molto tempo l’agricoltura non rispetta nemmeno i valori limite svizzeri e gli obiettivi internazionali e resta ben distante sia dagli obiettivi intermedi, che dall’obiettivo a lungo termine che prevede una riduzione del 50%. Nei terreni coltivabili le esigenze relative ai nitrati fissate nell’ordinanza sulla protezione delle acque vengono superate in oltre il 40% dei punti di misurazione delle acque di falda. Il problema è da anni irrisolto per molte aziende dell'acqua potabile; la necessità d’intervento è enorme.
L’Associazione svizzera dei professionisti della protezione delle acque (VSA) accoglie qualsiasi riduzione delle immissioni di sostanze ed è favorevole all’obiettivo di ridurre ulteriormente le immissioni di azoto proveniente dagli IDA, a condizione che, contestualmente, vengano ridotte in misura notevole anche le rilevanti immissioni di azoto proveniente dall’agricoltura.
Grazie alle misure adottate negli anni Novanta, il settore dello smaltimento delle acque urbane rispetta i valori target attuali previsti per i corpi d’acqua. Un’altra lieve riduzione può essere ottenuta attrezzando gli IDA più grandi. Pur ottenendo in tal modo un miglioramento della (già buona) qualità dell’acqua, non si migliorano le condizioni delle risorse di acqua potabile (acque di falda) gravate dalla presenza di nitrato. Nelle acque sotterranee le esigenze previste dall’ordinanza sulla protezione delle acque in riferimento al nitrato sono superate in più del 40% di tutti i punti di misurazione. Qui sono necessarie misure riguardanti il responsabile principale, ossia l’agricoltura; ulteriori riduzioni di azoto negli IDA non avrebbero alcun effetto.
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