L’anno scorso Lei ha fondato 4aqua. Perché fondare 4aqua? Non sono già molte le organizzazioni che si dedicano all’acqua?
Würsten: Le associazioni professionali VSA e SSIGA hanno deciso di non avere intenzione di esprimersi in una campagna per le votazioni in merito a questioni socialmente rilevanti nella protezione dell’ambiente e delle acque, per concentrarsi invece sul lavoro professionale. 4aqua vuole colmare questa lacuna e dare voce politica all’acqua.
Meyer: Con un’associazione gestita su base volontaria come la 4aqua vogliamo presentarci insieme come professionisti dell’acqua potabile, delle acque di scarico e delle acque in generale e generare in tal modo fiducia.
Perché 4aqua è favorevole all’iniziativa sull’acqua potabile?
Würsten: Da anni riscontriamo l’esistenza di uno squilibrio in continua crescita. Con investimenti ingenti, la gestione delle acque nelle aree urbane ha migliorato notevolmente la capacità depurativa degli impianti di depurazione delle acque di scarico, eliminando il carbonio e il fosforo, successivamente l’azoto e, attualmente, anche i microinquinanti. Sul versante dell’agricoltura, invece, nello stesso periodo di tempo non sono stati conseguiti progressi percettibili nella protezione delle acque.
Meyer: C’è anche l’iniziativa parlamentare Iv.Pa. avviata dal Consiglio degli Stati. Pur non trattandosi di un controprogetto, in realtà lo è. Dal momento che la politica agricola PA22+ viene rinviata e l’Iv.Pa. 19.475 non prevede riduzioni vincolanti delle sostanze nutritive, per ora l’IAP è l’unica soluzione che può portare un miglioramento. Tutto il resto è bloccato. In particolare l’Unione svizzera dei contadini (USC) porta avanti una vera e propria politica di negazione. Il futuro che si profila senza l’IAP è che per anni non si farà nulla contro le eccedenze di sostanze nutritive provenienti dall’agricoltura.
Le eccedenze di sostanze nutritive sono un problema reale?
Meyer: Assolutamente sì. Particolarmente problematici sono i nitrati nelle acque sotterranee e l’eutrofizzazione degli ecosistemi terrestri dovuta alle perdite di ammoniaca in agricoltura. Anche il Consiglio federale e i Cantoni chiedono schemi di riduzione vincolanti per l’azoto, a protezione delle nostre acque. Nelle loro prese di posizione relative alla PA22+ hanno definito la riduzione delle eccedenze di azoto «il deficit più scottante» che dobbiamo ora affrontare.
Würsten: L’USC è riuscita a impedire con successo la riduzione del 10-20% delle sostanze nutritive provenienti dall’agricoltura prevista dal Consiglio federale e della Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati. Ciò significa che l’USC non è disposta a ridurre le eccedenze di sostanze nutritive che arrivano nell’ambiente. Solo gli altri (in particolare gli IDA) devono però abbassare il più possibile i loro carichi.
La politica di protezione delle acque di Berna è fallita?
Meyer: Per lo meno la riduzione delle sostanze nutritive è stata affrontata. Siamo convinti che ora serva un segnale della popolazione, vale a dire un sì all’IAT.
Würsten: A tutto ciò si aggiunge il fatto che il cambiamento climatico aggraverà i nostri problemi legati alla disponibilità di acqua, e in particolare alla qualità dell’acqua. Ai periodi di siccità faranno seguito ridotte portate d’acqua d’estate e, ferme restando le stesse immissioni di sostanze che abbiamo ora, basterà già solo questo per far peggiorare ulteriormente la qualità dell’acqua. Seguire uno schema di riduzione vincolante delle sostanze nutritive, del 10% fino al 2025 e del 20% fino al 2030, è una decisione semplicemente necessaria; andare avanti come fatto finora non è più possibile.
Quale effetto prevede che l’accettazione dell’IAT avrà sulle acque e sulla qualità dell’acqua potabile?
Meyer: Dal bilancio ecologico di Agroscope risulta che l’accettazione dell’IAT ridurrà il carico di pesticidi e sostanze nutritive nelle acque svizzere, migliorando la biodiversità sul territorio nazionale.
Non c’è il timore che gli agricoltori, considerati i rigorosi criteri ecologici, rinuncino ai pagamenti diretti?
Würsten: No, la maggior parte dei contadini continuerà a dipendere dai pagamenti diretti. Le risultanti limitazioni dei pesticidi comporteranno un miglioramento sensibile della qualità dell’acqua.
Meyer: E se, ad es., coltivatori e aziende di perfezionamento (suini, pollame) dovessero rinunciare ai pagamenti diretti, dovranno comunque rispettare la legge, quindi anche le prescrizioni concernenti la concimazione e la protezione delle piante. Sostenere che l’IAT comporterebbe un peggioramento della situazione ambientale svizzera a causa delle aziende uscenti, non è corretto.
A parte tutti i vantaggi per le acque e le risorse di acqua potabile, l’IAT potrebbe comportare un aumento notevole dei prezzi delle derrate alimentari, o no?
Würsten: È difficile prevedere l’andamento dei prezzi. Ci sono anche validi motivi per supporre che i prezzi potrebbero piuttosto diminuire anziché aumentare. Tra i prezzi di mercato e i prezzi dei produttori esiste una correlazione molto limitata. I grossisti non si basano sui prezzi dei produttori, ma su ciò che il consumatore è disposto a pagare, senza andare a fare acquisti all’estero o acquistare derrate alimentari importate e più convenienti.
Altri che sono contrari affermano che l’inquinamento ambientale verrebbe semplicemente trasferito all’estero. Quindi, acque svizzere pulite a discapito degli altri?
Meyer: Una ridotta intensità di produzione in Svizzera determina un lieve abbassamento della produzione. Un’agricoltura sostenibile non può spremere fino all’ultima goccia il terreno e gli animali. Già oggi la nostra agricoltura dipende notevolmente dall’estero. Ogni anno si importano più di un milione di tonnellate di foraggi per i nostri suini, bovini e per il pollame.
Würsten: Adottando ulteriori misure è possibile contrastare le eccessive importazioni di derrate alimentari. Solo riducendo della metà l’attuale spreco alimentare possiamo abbassare l’importazione di alimenti del 10-15%, anche con una produzione nazionale più bassa. Inoltre, la coltivazione di determinate colture, ad es. le bacche in Europa meridionale, può essere realizzata impiegando molti meno prodotti fitosanitari rispetto alle stesse coltivazioni praticate nel nostro paese. Per queste colture particolari la produzione all’estero può essere più ragionevole che qui in Svizzera.
L’accettazione dell’IAT non comporterebbe anche la necessità di mangiare meno carne? La Svizzera ha una delle maggiori densità di popolazioni di animali in Europa.
Meyer: Secondo Agroscope Science n° 99|2020 si consumano oggi in Svizzera 543 000 tonnellate di carne, di cui 474 000 t prodotte in Svizzera, 77 000 importate e circa 8 000 esportate. Evidentemente le maggiori importazioni di carne in seguito all’IAT sono decisive per il crescente inquinamento ambientale all’estero.
Würsten: Esattamente, ci si chiede pertanto di quanto il consumo di carne in Svizzera dovrebbe diminuire nei prossimi 8 anni per non aumentare le importazioni di carne.
Meyer: Si presume che, con l’accettazione dell’IAT, in Svizzera verrebbero prodotte solo 400 000 tonnellate di carne circa all’anno. Se si tiene presente che, per motivi etici, di salute ed ecologici, la gente mangia sempre meno carne, è altamente probabile che il consumo di carne in Svizzera diminuisca notevolmente. Già oggi questa tendenza è evidente. Se nei prossimi 8 anni consumeremo il 12% di carne in meno, anche in caso di accettazione dell’IAT non ci sarà più bisogno di importare!
L’IAT è veramente necessaria anche se viene accolta l’Iv.Pa. 19.475? Un’Iv.Pa. può essere attuata con maggior celerità ed è più efficace.
Meyer: Personalmente, in qualità di ex parlamentare punto molto sull’Iv.Pa. Come 4aqua abbiamo sostenuto diversi colloqui personali con esponenti parlamentari a favore di una formulazione più incisiva. Devo tuttavia constatare che l’USC è potente e che interi partiti le obbediscono senza sollevare obiezioni; pertanto le riduzioni vincolanti di sostanze nutritive che erano state previste in origine sono semplicemente naufragate. Probabilmente anche la PA22+ è liquidata: secondo l’Unione dei contadini, la possibilità di ridurre gli animali non è nemmeno da prendere in considerazione.
Würsten: L’Iv.Pa. comporterà miglioramenti per l’approvvigionamento di acqua potabile solo se si chiariranno le questioni in sospeso relative ai settori di alimentazione. Per contro, l’Iv.Pa. non comporta particolare utilità per le acque superficiali, dal momento che la riduzione dei rischi da pesticidi del 50% è già prescritta nel piano d’azione nazionale di riduzione dei pesticidi. La grande lacuna, tuttavia, come ha già fatto notare Jürg, è che non si affronta uno dei problemi ambientali più urgenti, ossia l’eutrofizzazione degli ecosistemi terrestri. Le enormi eccedenze di sostanze nutritive provenienti dall’agricoltura, con 100 000 t di azoto all’anno, resteranno invariate anche nel caso in cui l’Iv.Pa. venga accolta.
Meyer: Anche l’impiego degli antibiotici in agricoltura non viene affrontato nell’Iv.Pa.
L’ITA parla di produzione esente da pesticidi quale presupposto per i pagamenti diretti. Secondo voi la “Bio-Label” non è una soluzione?
Meyer: Certo, “bio” fa parte della soluzione ed è consentito anche dall’interpretazione dell’iniziativa. L’interpretazione di testi costituzionali consente al legislatore un ampio margine di manovra nell’attuazione e la concretizzazione a livello di legge.
Würsten: È già stato sollevato il rimprovero secondo cui il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati hanno annacquato gli interessi delle iniziative popolari, ad es. nell’ambito dell’iniziativa delle Alpi, dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa o dell’iniziativa sulle abitazioni secondarie. Il Consiglio degli Stati e il Consiglio nazionale attueranno sicuramente anche questa iniziativa in modo pragmatico.
Cosa intendete per produzione «senza pesticidi»?
Meyer: Senza pesticidi significa che si rinuncia a tutti i prodotti fitosanitari, ad eccezione di quelli utilizzati nell’agricoltura biologica.
L’ITA vuole evitare le eccedenze di sostanze nutritive con il «bilancio di concimazione»; non sta andando troppo lontano?
Würsten: Gli animali devono essere nutriti con il mangime prodotto nella propria azienda o nella regione. Questo principio ha senso sotto tutti i punti di vista.
Meyer: Mantenere la possibilità di collaborazione tra aziende regionali e vicine (scambio di foraggi e concimi) e la gestione di comunità aziendali e comunità aziendali settoriali è anche l’intenzione esplicita dei promotori dell’iniziativa.
Non sarebbe oggi più semplice passare a un trattamento dell’acqua potabile su tutto il territorio? Così facendo si renderebbe obsoleta la tutela incisiva delle risorse idriche.
Meyer: Dal punto di vista meramente tecnico, le acque sotterranee inquinate o persino le acque di scarico possono essere trattate fino a ottenere la qualità dell’acqua potabile. Vogliamo proprio questo nel nostro paradiso idrico che è la Svizzera? Noi siamo decisamente per il NO!
Würsten: Non possiamo ora mettere a repentaglio un sistema che in Svizzera, in passato, ha sempre dato prova della sua ottima validità, vale a dire la possibilità di utilizzare le acque sotterranee – anche nell’altopiano – come acqua potabile senza o eventualmente con un trattamento molto semplice. Tornare a questa situazione sarebbe impossibile per diverse generazioni. Ancora una volta limiteremmo fortemente la libertà d’azione delle generazioni future, cosa che contrasta con lo sviluppo sostenibile da tutti auspicato.
Meyer: Inoltre, non si tratta solo di acqua potabile, ma anche di biodiversità che, nelle acque e al di fuori delle acque, soffre in misura massiccia per l’impiego di pesticidi e per le eccedenze di sostanze nutritive.
Dopo il 13 giugno 4aqua esisterà ancora?
Sì, insieme (aziende dell’acqua potabile/servizi di gestione delle acque di scarico/professionisti della sistemazione di corsi d’acqua/esperti in biodiversità) vogliamo continuare a dare voce politica all’acqua, completando e sostenendo il lavoro delle associazioni professionali. Ogni specialista delle acque è da noi benvenuto.
Grazie per la conversazione.
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