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30. settembre 2024

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Una questione scottante

Il recente divieto di vendita della carne bovina di San Gallo a causa dell’eccessiva presenza di PFAS ha destato scalpore. Si sospetta che i PFAS siano finiti nei terreni mediante lo spandimento di fanghi di depurazione e siano stati poi ingeriti dagli animali. È interessante notare che il presi-dente dell’Unione dei contadini, Markus Ritter, insista sul principio di causalità quando si parla di carne, ma lo ignori quando si tratta di acqua potabile.
Martin Sager 

Poco dopo aver appreso che a cinque aziende agricole del Cantone di San Gallo è stata negata l’autorizzazione a vendere la loro carne a causa dell’eccessiva contaminazione da PFAS, il presidente dell’Unione svizzera dei contadini Markus Ritter ha chiesto un risarcimento finanziario per queste aziende alla radio SRF. Il Cantone sospetta che i PFAS siano finiti nel terreno attraverso i fanghi di depurazione, utilizzati come fertilizzanti nei campi fino al 2006. L’Unione svizzera dei contadini nega che siano state le aziende agricole a causare l’inquinamento. Ora è necessario stabilire da dove sia partita la contaminazione. Se i fanghi di depurazione fossero davvero i responsabili, gli IDA saranno obbligati a pagare un risarcimento.

Tutto ciò richiama molto il principio della causalità e pone una domanda: come si affronta l’inquinamento ambientale e alla fine chi si assume la responsabilità? Mentre nel caso della contaminazione da PFAS, l’Unione svizzera dei contadini fa riferimento al principio di causalità, in altri settori, come ad esempio quello dell’inquinamento delle falde acquifere con i prodotti di degradazione dei pesticidi e dei nitrati l’approccio è diverso. L’Unione svizzera dei contadini non solo si è opposta con successo per anni ai percorsi di riduzione delle perdite di azoto e fosfato in agricoltura, in questo caso, non vuole nemmeno che si applichi il principio di causalità, anche se è dimostrato che l’agricoltura intensiva è la principale responsabile dell’inquinamento da nitrati delle falde acquifere. Se i PFAS sono presenti nella carne bovina, a pagare dovrebbero essere gli IDA in quanto inquinatori e quindi, di riflesso, i cittadini. Tuttavia, non sono gli inquinatori a dover risarcire i danni economici causati alla rete idrica costretta a rimuovere i residui di pesticidi e nitrati dalle falde acquifere. Al contrario, dovrebbero essere i consumatori a porre rimedio al problema attraverso il prezzo dell’acqua per garantire che la rete idrica possa fornire alla popolazione acqua potabile di qualità impeccabile.

Quando si arriva al punto carne bovina, l’Unione svizzera dei contadini chiede misure immediate e pretende che i responsabili paghino, poiché sono in gioco i bisogni primari delle famiglie di agricoltori. Nel caso dell’acqua potabile, invece, le misure vengono messe in secondo piano e si sostiene che l’agricoltura stia già facendo abbastanza, anche se è in gioco la salute dei consumatori e delle consumatrici. L’Unione svizzera dei contadini svolge un ruolo importante nel quadro del dibattito sul futuro dell’agricoltura. Ci si augura che la contaminazione da PFAS dei terreni contribuisca a far sì che essa si concentri maggiormente sulla protezione delle nostre risorse naturali, in modo da poter continuare a produrre alimenti in Svizzera anche in futuro, compreso quello più importante: l’acqua potabile. SVGW offre il suo sostegno per trovare soluzioni, proprio perché la questione è di vitale importanza. Tuttavia, dobbiamo renderci conto che deve essere messa in primo piano la protezione delle nostre risorse, e non quella degli interessi di parte.

Cosa sono i PFAS

I PFAS (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) sono un gruppo di sostanze chimiche sintetiche utilizzate in molti prodotti di uso quotidiano e nel settore industriale grazie alle loro proprietà idrorepellenti, sgrassanti e antisporco. Sono composti da atomi di carbonio e fluoro che li rendono particolarmente stabili e difficili da scomporre. Per questo motivo, sono noti anche come «Forever chemicals», cioè «sostanze chimiche eterne», in quanto possono permanere nell’ambiente e nel corpo umano per molto tempo. Si ha il sospetto che alcuni composti PFAS siano dannosi per la salute, poiché sono stati collegati a malattie come il cancro, a patologie della tiroide, a danni al fegato e a disturbi della riproduzione. A causa di queste riserve, i PFAS sono sempre più regolamentati, inoltre si stanno conducendo ricerche su delle alternative che permettano di ridurre l’impatto ambientale.

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