Prodotti di degradazione di pesticidi, microplastica, nitrati e, più recentemente, PFAS: la presenza di sostanze estranee nelle nostre risorse di acqua potabile preoccupa la popolazione e il mondo della politica. Nei media sono sempre più presenti notizie riguardanti superamenti dei valori limite, che diffondono insicurezza tra i consumatori. Posso continuare a bere l’acqua del rubinetto a cuor leggero?
Non c’è quindi da stupirsi se sempre più spesso viene richiesto un costoso trattamento dell’acqua potabile. Da una parte, tutto questo è più che comprensibile dal punto di vista dei consumatori, dall’altra la politica si trova di fronte a una domanda sostanziale: stiamo dicendo addio al collaudato principio di precauzione?
La richiesta di un trattamento va diretta al cuore del problema. Se le aziende dell'acqua potabile installano un costoso sistema di trattamento – ad esempio un impianto per l’osmosi inversa – la conseguenza sarà che verrà meno l’esigenza della protezione preventiva delle risorse. Perché le imprese agricole e industriali dovrebbero accettare vincoli o i Comuni tenere conto delle zone di protezione, se l’acqua greggia viene comunque trattata?
Per me è chiaro: se in Svizzera vogliamo continuare a fornire alla popolazione l’acqua potabile come prodotto naturale, dobbiamo intensificare la protezione delle risorse. Costruire costosi impianti per il trattamento dell’acqua significa remare contro questi sforzi e questa soluzione dovrebbe essere prevista solo in casi eccezionali. In questo senso la domanda sul trattamento è una domanda da un milione di dollari: nel nostro paradiso idrico che è la Svizzera vogliamo conservare le risorse di acqua potabile per le generazioni future oppure vogliamo sottoporre l’acqua a trattamento, con i costi, il dispendio e il consumo energetico che ne derivano?
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