Probabilmente il nuovo virus è partito da un mercato di Wuhan, città della Cina centrale, dove, oltre al pesce, si vendono anche pipistrelli, serpenti e altri animali selvatici, come il pangolino, trasmettendosi così dagli animali all’uomo e in seguito da una persona all’altra. Dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la malattia causata dal nuovo coronavirus è stata denominata Covid-19, che sta per «Coronavirus Disease 2019», in italiano «malattia da coronavirus 2019».
Il Covid-19 si trasmette principalmente attraverso infezione da goccioline, quando qualcuno starnutisce o tossisce. Il virus si può diffondere anche toccando le mucose della bocca, del naso o degli occhi. Per l’igiene personale, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) raccomanda pertanto di lavarsi le mani spesso e a lungo. Inoltre, bisognerebbe evitare di toccarsi il viso e andrebbe mantenuta una distanza adeguata dalle altre persone o, se necessario, bisognerebbe indossare una mascherina igienica.
Oltre alle misure di protezione per la popolazione, esistono anche misure preventive per imprese, aziende e organizzazioni: già alcuni anni fa la SSIGA aveva emanato la Raccomandazione GW 1003, un «Manuale per la preparazione aziendale» in caso di pandemia. Come spiega André Olschewski, responsabile del settore Acqua della SSIGA, «la Raccomandazione ha lo scopo di mettere a disposizione delle aziende dell’acqua potabile il miglior supporto possibile in caso di epidemia, al fine di svolgere i compiti previsti». Il documento si basa sul piano pandemico dell’UFSP, ma è specificamente adattato alle esigenze delle aziende dell’acqua potabile o del gas. La GW 1003 è disponibile in italiano, francese e tedesco. Gli elementi principali del piano pandemico della SSIGA comprendono un’introduzione allo scopo dei documenti, questioni organizzative, l’applicazione di misure interne all’azienda in caso di pandemia e consigli sulla comunicazione. Contiene anche vari allegati sulla pulizia delle mani, sulle mascherine igieniche, sulla pulizia degli impianti o sulla pianificazione di misure.
Tuttavia, secondo un rapporto dell’OMS, non vi sono prove sulla trasmissione o la diffusione del Covid-19 attraverso l’acqua potabile. Come spiega il vicedirettore della SSIGA Olschewski, «la nostra acqua potabile continua a essere igienicamente di ottima qualità , non è necessario farla bollire ed è adatta al consumo diretto anche durante la pandemia».
Gli esperti concordano sul fatto che il Covid-19 non rappresenta un rischio maggiore per i dipendenti delle aziende dell’acqua potabile. I fornitori idrici sono però tenuti ad assicurare tutto il necessario per garantire che l’azienda possa continuare a funzionare senza problemi. Come spiega Olschewski, «bisogna soprattutto fare in modo che le posizioni importanti per l’approvvigionamento possano essere mantenute, per garantire costantemente una buona qualità dell’acqua potabile». A tale scopo, sono particolarmente importanti le misure igieniche preventive, ad esempio lavarsi correttamente le mani e mantenere la corretta distanza, come indicato dall’UFSP.
Come raccomanda la SSIGA nel suo piano pandemico, nel caso di lavori alle infrastrutture, andrebbero comunque adottate precauzioni speciali. Si dovrebbe ad esempio garantire sin dall’inizio di poter continuare ad acquistare componenti e prodotti critici per il trattamento delle acque, come le sostanze chimiche per la disinfezione o i flocculanti, o che siano disponibili in quantità sufficiente. Per motivi psicologici, sarebbe forse meglio evitare lavori con «accesso aperto» all’acqua ma nulla impedisce una pulizia pianificata dei serbatoi, naturalmente rispettando le direttive dell’UFSP.
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Alla fine di marzo, a seguito delle misure per il contenimento delle infezioni da coronavirus, scuole, impianti sportivi, piscine, alberghi, ristoranti e altri edifici sono stati chiusi in tutto il Paese o il loro utilizzo è stato fortemente ridotto. «Se i sistemi di acqua potabile non possono funzionare come previsto per diverse settimane, il ristagno di acqua potabile aumenta il rischio di legionella o della crescita di altri microrganismi», spiega Cosimo Sandre, consulente tecnico della SSIGA.
Ma allora cosa occorre fare? «Alla rimessa in esercizio degli impianti», spiega l’esperto, «bisogna far scorrere l’acqua da tutti i rubinetti di presa almeno fino a raggiungere una temperatura costante.» È importante aprire più rubinetti in contemporanea, in modo da garantire un flusso sufficientemente forte nelle condotte di distribuzione. Il lavaggio delle condotte va eseguito in modo separato, sia per gli impianti dell’acqua fredda sia per quelli dell’acqua calda.
E ora, per garantire ai fornitori idrici, ma anche alle economie domestiche private, l’igiene necessaria degli impianti di acqua potabile temporaneamente inutilizzati, come le docce delle case di vacanza, in collaborazione con Suissetec, l’Associazione svizzera della tecnica della costruzione, e l’Associazione dei chimici cantonali svizzeri (ACCS), la SSIGA ha realizzato un opuscolo che fornisce alcuni consigli sulle procedure professionali. In conclusione, Cosimo Sandre spiega che «dopo la rimessa in servizio è ad esempio raccomandato un test della legionella per gli impianti di acqua fredda e calda. Negli ultimi tempi, in Svizzera i casi di legionellosi sono aumentati. In collaborazione con un laboratorio acqua o un’impresa di impianti sanitari, questo garantisce di poter andare sul sicuro, escludendo il rischio di legionellosi».
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