60 anni fa, le acque svizzere non erano più chiare e vive ormai da tempo. Anzi. Formavano cumuli di schiuma e degeneravano visibilmente in discariche, i pesci morti erano spinti a riva e le acque reflue che confluivano nei laghi e nei fiumi erano poco o per nulla depurate. L’appello urgente «salvate le acque» sul manifesto dal forte impatto, realizzato da Hans Erni, artista e impegnato interprete dello spirito del tempo, non era per nulla esagerato. L’inquietante e coraggiosa rappresentazione con il teschio aveva centrato il problema: la precaria situazione delle acque e il conseguente pericolo per l’acqua potabile.
Da allora sono trascorsi molti anni, ma il manifesto non è stato dimenticato. Nel campo della protezione delle acque si sono fatti dei progressi. La Legge sulla protezione delle acque risalente agli anni ‘50 è ad esempio stata rivista diverse volte. Nei prossimi decenni, saranno rivitalizzati 4000 chilometri di corsi d’acqua. Sono stati costruiti molti impianti di depurazione delle acque di scarico (IDA) e ora il grado di allacciamento delle economie domestiche raggiunge quasi il 100%. I processi di depurazione meccanici sono stati integrati da processi biologici e chimici e negli IDA più grandi è in atto il potenziamento di una fase di trattamento supplementare, volta a eliminare anche i microinquinanti.
Il cortometraggio di 11 minuti «60 Jahre Rettet das Wasser», del noto regista svizzero Roman Hodel, dà voce a questo cambiamento mediante un montaggio armonioso di filmati storici e immagini di paesaggi attuali. Per quanto oggi le acque appaiano vive, limpide e pure, i problemi attuali sono subdoli, come evidenziano nel film la direttrice dell’Eawag Janet Hering, il fontaniere Martin Küderli e l’artista Fruzsina Korondi. Come rappresentante della comunità scientifica, Hering illustra i problemi legati ai microinquinanti provenienti dalle economie domestiche e dall’agricoltura. Quando Küderli dell’Azienda dell’acqua potabile di Grenchen parla delle sostanze rilevate nelle acque sotterranee, si intuisce quanto abbia a cuore l’acqua potabile. Desidera sensibilizzare le persone su questo bene prezioso. Per lui, «l’enorme rete di condotte è il più grande imballaggio alimentare al mondo». È però consapevole di quanto l’acqua come alimento di base non riceva ancora l’attenzione che meriterebbe.
Fruzsina Korondi non si occupa dell’acqua professionalmente. È un’artista e un’illustratrice e ha ricevuto l’incarico di reinterpretare il manifesto di Erni creato 60 anni fa come rappresentante della generazione più giovane. Ha creato un manifesto che non spaventa, ma fa riflettere. Ora il teschio non è più necessario. Oggi si tratta di proteggere e non più di salvare lo spazio riservato alle acque e con esso l’acqua potabile. L’artista considera l’acqua come un insieme, di cui l’acqua potabile è una parte non delimitabile. È per questo per il suo manifesto ha scelto la forma iconica di un bicchiere di acqua tra le acque. In altre parole, l’acqua nell’acqua. E un salvagente, un simbolo che ricorda l’importanza di un atteggiamento responsabile nei confronti dell’acqua e della dovuta attenzione da dare anche in futuro alla protezione dell’acqua e delle acque, che dobbiamo preservare.
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